Un botta e risposta d’altri tempi, degno da anni settanta. Da un lato la Culmv, ossia i camalli che gestiscono sulle banchine genovesi le merci, dall’altro gli armatori.

 

Il clima si fa pesante quando si leggono le dichiarazioni delle parti in causa. L’armatore campano Grimaldi, nei giorni scorsi, aveva attaccato senza mezze misure i “privilegi da combattere di chi da anni gestisce e paralizza il porto genovese”. Dall’altra è arrivata la replica ferma del console Benvenuti, l’erede dello storico Paride Batini: “Non vedo e non sussistono monopoli, Grimaldi sbaglia di grosso l’obiettivo, noi siamo gli unici a lavorare in porto e senza di noi sulle banchine si respirerebbe un’aria pesante”.

Insomma, Manuel Grimaldi, il quasi certo presidente degli armatori italiani, non le ha mandate a dire a chi di dovere, lanciando un monito e allo stesso una frecciata, ma anche delimitando il suo raggio d’azione. “In molti porti non sfrutto l’autoproduzione, ma almeno posso negoziare a un prezzo ragionale un servizio reso al monopolista. Per esempio, non capisco perché uno stesso servizio offerto a Savona debba costare la metà di Genova, ci sarà un motivo?”.

Ecco la replica di Benvenuti: “Tutti sanno, specialmente chi lavora in ambiente marittimo, che ogni porto varia e ha le sue tariffe. Non dimentichiamo che in alcuni scali i portuali lavorano in subappalto, oppure sono in numero inferiore del previsto. L’autoproduzione sottolineata da Grimaldi? Siamo poi certi che un navigatore, una volta approdato in porto, abbia tempo, voglia ed energia di scaricare la propria merce? In questo caso entrano diversi fattori, tra i quali il più ricorrente: il rischio sul lavoro. Infatti la bozza del nuovo regolamento sui porti non tocca l’argomento lavoro, né quello dei servizi tecnico – nautici”.