Inizia a delinearsi il piano di intervento del commissario dell’Ilva Enrico Bondi. Si tratta di un progetto basato su un rilancio globale dell’azienda, ma sopratutto una ciambella
di salvataggio per l’area genovese di Cornigliano che rischia seriamente di chiudere mandando a casa circa 1700 dipendenti. Il tutto in contemporanea con la trasformazione in legge del decreto che riguarda il gruppo siderurgico dell’Ilva che dovrebbe far respirare l’azienda, come promesso dal Premier Enrico Letta. Il gruppo rinuncerà a due siti, Patrica e Torino, e attuerà una politica ferrea di risparmi, il che si tradurrà inevitabilmente in esuberi. Sarà così anche a Genova, come sostanzialmente ammesso in Prefettura dai rappresentanti del gruppo. E le stime parlano di una cifra fra le tre e le quattrocento unità. La situazione a Cornigliano, infatti, resta molto complicata, ma il grosso dei lavoratori avrà il posto garantito. Il problema sarà capire chi rischia. Si attuerà una politica di prepensionamento forzato, si manderanno a casa i neoassunti, oppure si farà una cassa integrazione a rotazione? Attualmente a Cornigliano operano 1740 lavoratori di cui 1300 in contratto di solidarietà – meno ore di lavoro e minore retribuzione – rinnovato lo scorso settembre. L’Ilva vede con difficoltà il mantenimento degli attuali 1740 e annuncia possibili esuberi nell’area, anche se non ancora quantificati.