Negli ultimi 20 anni si è assistito a un aumento del 500% delle merci movimentate nel Mediterraneo, delle quali l’Italia è riuscita a intercettare solo un decimo. L’incremento dei porti italiani è
stato infatti soltanto del 50%. Lo rileva, in occasione della seconda giornata del Forum Internazionale Conftrasporto in corso a Cernobbio, il segretario generale di Conftrasporto, Pasquale Russo, che osserva quanto sia stata importante la crescita degli scali italiani. Ora il rischio, sottolinea Russo, è di rimanere esclusi dai tracciati internazionali perché il sistema dei porti è frammentato, la burocrazia è pesante e i piani regolatori, salvo alcune eccezioni, sono fermi a 60 anni fa. Soprattutto, denuncia l’associazione, «manca una cabina di regia a livello nazionale». «Il sistema logistico sviluppa il 14% del Pil e i porti valgono il 2-3% del Pil» ricorda Russo «Abbiamo il 40% di occupazione degli spazi portuali e ancora il 60% disponibile per la merce» fa anche presente Russo. spiegando che «alcuni porti hanno ottimi indici di saturazione e altri meno. Si tratta in particolare dei tre porti di transhipment: Taranto che è praticamente vuota, ha molti spazi anche Gioia Tauro e Cagliari. Questo ci fa capire che probabilmente quando sono stati immaginati in Italia tre porti di transhipment erano troppi».