Il 2017 è stato un anno particolarmente positivo per il trasporto aereo nell’Unione Europea e quindi anche per l’Italia (calano i trasporti su nave, invece, e quelli su treni, in aumento i bus
con i prezzi scontati), che ha visto crescere del 7,3% (+71 milioni) il numero dei passeggeri, salito a quota 1,043 miliardi. A fare la parte del leone è il Regno Unito con 265 milioni (+6%), seguito dalla Germania con 212 milioni (+6%), Spagna con 210 milioni (+8%), Francia con 154 milioni (+6%) e Italia con 144 milioni (+7,3%). Il peso degli aeroporti italiani è rimasto, pertanto, del tutto uguale rispetto al totale della UE nell’anno precedente al 13,8%.
Per gli aeroporti italiani, le cifre mutano e pure significativamente. Il 21,6% dei passeggeri aerei è un residente, il 59,4% arriva da un altro stato UE e il 19% da fuori della UE. In pratica, chi vola in Italia rispetto al resto d’Europa è più un connazionale e un cittadino europeo e molto meno un residente all’infuori della UE. Come interpretare tali dati? Probabile che incida la particolare geografia del Bel Paese, che spinge più residenti a spostarsi in aereo all’intero del territorio nazionale (si considerino le isole), mentre resta indubbia la debolezza dei nostri aeroporti nell’attirare in prima battuta turisti con voli intercontinentali.