Ancora guai per le imprese. Questa volta tocca alle imprese del settore di produzione alimentare, uno dei pochi settori meno toccati dalla crisi. Il paradosso a metterlo al tappeto
ci sta provando una legge, che in teoria era nata per difenderlo.
Paola Freccero, dirigente di Cna alimentari e imprenditrice del settore ha raccolto le proteste e le preoccupazioni di decine e decine di imprenditori liguri del comparto alimentare. “Sono tutti in difficoltà per la preoccupante restrizione della loro liquidità, schiacciata tra le banche che chiudono i rubinetti e una legge che obbliga le nostre imprese a pagare i propri fornitori entro 30 giorni, spiega la Freccero, mentre gli incassi, quando va bene, si fanno a 60 giorni. In questa sfasatura a danno delle imprese di trasformazione sta un pericolo mortale.
Il Provvedimento per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività dello scorso anno contiene all’art. 62 una disposizione relativa a “Disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari” che sta avendo pesanti ripercussioni sulle necessità creditizie delle imprese alimentari, in un periodo caratterizzato dalla crisi, dalla riduzione degli ordini, dall’inasprimento delle condizioni creditizie e dalle restrizioni dell’accordato da parte delle banche.
Obiettivo del provvedimento era quello “di salvaguardare la produzione agroalimentare e le PMI rispetto alle pratiche commerciali scorrette da parte della Grande distribuzione organizzata”.
In particolare, il provvedimento introduce nuove regole in materia di forma obbligatoria del contratto (scritta), tempi di pagamento con le relative sanzioni e divieto di pratiche commerciali condotte in modo sleale.
In merito ai tempi di pagamento, per le micro e piccole imprese del settore alimentare, comparto che ha registrato fino ad ora una parziale tenuta, per i contratti che hanno per oggetto la cessione di soli prodotti agricoli e alimentari, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato entro il termine di legge: 30 giorni dalla consegna o dal ritiro dei prodotti medesimi o delle relative fatture per i prodotti deteriorabili (che riportano una scadenza di non oltre 60 giorni); 60 giorni per tutte le altre merci.
In conseguenza dell’obbligo di legge introdotto da tale normativa, imprese alimentari che acquistano ingredienti freschi li pagano a 30 giorni, mentre incassano dai propri clienti quanto venduto solo dopo 60 giorni, qualora si tratti di prodotti alimentari conservati.
All’atto pratico, svariate micro e piccole imprese alimentari del comparto, anziché essere tutelate nel rapporto con la grande distribuzione organizzata, com’era l’intento del legislatore, si sono viste aumentare le necessità di liquidità aziendale a breve per far fronte a questo svasamento temporale tra impegni e incassi. Tutto questo in un momento di contrazione del credito, di inasprimento delle condizioni creditizie, di mancati rinnovi da parte delle banche degli affidamenti a breve e delle linee in essere.
“Cna è intervenuta su Confart”, ricorda Paola Freccero, “il confidi unitario dell’artigianato, che sta intervenendo a sostegno delle imprese con la propria garanzia, ma questo non basta in un contesto segnato dalla crisi e dalla restrizione del credito. La cosa paradossale è che molte banche a seguito di questa legge hanno chiamato le imprese del settore che avrebbero bisogno di maggior liquidità, dicendo loro che invece la legge aveva provocato un peggioramento del rating generale della categoria e che quindi dovevano tagliare gli affidamenti in essere.
Ora la stessa Freccero si è fatta promotrice di un’iniziativa di Cna verso Unioncamere, affinché possa essere dato maggior aiuto alle imprese interessate, chiedendo a Unioncamere di farsi portavoce a livello nazionale della segnalazione delle criticità della normativa e proporre al ministero le necessarie modifiche per equiparare le imprese della filiera alimentare ed alle banche di non appesantire un comparto che sino ad ieri era riuscito a mitigare le negatività della crisi in atto.
Al contempo si è mobilitata Cna alimentari a livello nazionale cercando, per quanto possibile, in questo momento ingarbugliato per la mancanza di interlocutori istituzionali a livello di governo e di parlamento.