È la più imponente manovra economica della storia della Repubblica. Un’operazione da 55 miliardi che si aggiungono ai 25 già stanziati con il decreto “cura Italia”.
Molto più di due leggi finanziarie. Negli oltre 250 articoli del decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri – poco meno di 500 pagine di testo – ci sono interventi in quasi tutti i campi della vita economica del Paese, con importi di primaria rilevanza per gli aiuti alle imprese e per gli ammortizzatori sociali. Accanto al Reddito di cittadinanza viene introdotto un temporaneo e inedito “reddito d’emergenza” e si dà il via libera a una pur circoscritta regolarizzazione dei lavoratori immigrati, chiesta a gran voce anche dal mondo dell’agricoltura. Su quest’ultimo punto si è consumato lo scontro finale all’interno della maggioranza, con il M5S messo di traverso per il timore di cedere consensi alla Lega che naturalmente, insieme a FdI, ha cavalcato senza remore la polemica anti-immigrati su cui ha costruito gran parte delle proprie fortune politiche. Alla fine un accordo si è trovato, ma l’ulteriore ritardo provocato nel varo del decreto “rilancio” – che in origine doveva chiamarsi “aprile” e già questo dice molto – è stato un colpo negativo per l’immagine di un Governo che pure ha acquisito meriti oggettivi nella gestione dell’emergenza sanitaria, anche nel confronto con le scelte e i comportamenti dei leader di altri grandi Paesi.