Avevano fatto segnare grandi numeri, in tutte e quattro le province della Liguria, con numeri importanti, ed ora che per molti di loro dovevano riaprire, ecco la mazzata del Coronavirus,
con tre mesi di stop proprio in concomitanza con i ponti pasquali, del 25 aprile e del primo maggio.
Un crack da mezzo miliardo per i quasi 24mila agriturismi italiani presenti sulla penisola, a causa dell’impossibilità delle classiche gite di primavera, con gli italiani costretti a rimanere chiusi tra le mura domestiche per il lockdown iniziato da quasi due mesi a causa del Coronavirus. I turisti che avevano scelto la Liguria nel 2019 erano in crescita dell’1,5% (arrivi) rispetto all’anno precedente: quest’anno le previsioni, vista l’attuale situazione, non sono altrettanto ottimistiche, e, anche per questo, sono necessari interventi urgenti ed immediati a sostegno delle imprese agrituristiche del territorio, in modo che abbiano nel più breve tempo possibile l’opportunità di ripartire.
Agriturismi che sono sparsi nella nostra regione in particolare nell’hinterland, sono l’80% su scala ligure: a partire dall’imperiese dove sono ubicati nella val Nervia e Colle di Nava, quindi nel savonese tra Sassello ed Urbe ed un po’ in val Bormida, sulla costa nel comune di Borgio Verezzi. Nel genovesato eccoli in valle Scrivia, a Tiglieto in valle Stura, val Trebbia ed in alta val Trebbia, ma anche in val Fontanabuona ed in val d’Aveto. E nello spezzino in val di Vara.
In molti di essi, rischiano la chiusura, senza guadagni per tre mesi, considerando che i 600 euro di bonus tardano ad arrivare per molti di loro.