«Si tratta di una proposta di soluzione tecnica per il rilancio dello stabilimento ex Ilva di Taranto che, se attuata, a nostro avviso potrà avere ripercussioni positive anche su Cornigliano
e Novi Ligure con posti di lavoro salvati e una possibile nuova linea di produzione della latta», così il Presidente di Federmanager/Asdai Liguria Marco Vezzani a proposito dello studio «imparziale e sganciato dagli interessi dei singoli attori» che l’associazione dei manager mette a disposizione dei soggetti interessati.
Lo studio, prodotto utilizzando la grande esperienza di un gruppo di dirigenti della dismessa Italimpianti ancora attivi in campo siderurgico, ha come obiettivo il futuro degli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure tenendo in considerazione le esigenze ambientali, industriali e occupazionali dell’azienda.
«In questa situazione di stallo gli impianti rischiano il collasso causando danni ingenti per il Paese – prosegue Vezzani – e quindi abbiamo realizzato questo studio che espone conclusioni affidabili, sensate e soprattutto basate su considerazioni tecniche razionali. Le premesse sono che l’Italia, per non uscire dal novero dei paesi industrializzati, non può fare a meno della siderurgia e che deve intervenire lo Stato o per finanziare la cassa integrazione a vita di migliaia di persone o per rilanciare un’attività industriale più innovativa e pulita».
Ecco, in sintesi, le principali proposte dello studio:
A) Completare a Taranto tutti gli interventi di risanamento ambientale e impiantistico già individuati ma colpevolmente in grave ritardo;
B) Traguardare, sempre a Taranto, un assetto impiantistico basato su due cicli produttivi, distinti ma coordinati tra loro: una parte di stabilimento dovrà continuare la produzione a ciclo integrale tradizionale degli altoforni 4 e 5 capaci di produrre circa 6 Mt/a in equilibrio economico, cosa che non avverrebbe con produzioni minori; una seconda parte innovativa dovrà produrre 2 Mt/a basandosi sul ciclo riduzione diretta-forno elettrico: una tecnologia meno inquinante e con grandi prospettive future. Questa seconda parte non potrà essere però per un tempo non breve in equilibrio economico e necessita di supporto economico dello Stato o dell’Europa (“green deal”) sia per la realizzazione che per l’esercizio: interventi utili perché col tempo e con i prevedibili progressi tecnologici questa parte di stabilimento potrebbe crescere fino a portare in prospettiva alla progressiva decarbonizzazione del ciclo produttivo.
C) Le tempistiche per giungere a questa configurazione sono stimate in almeno 36 mesi da quando saranno stati risolti tutti i nodi giuridici, contrattuali, normativi e politici e sarà individuata una adeguata struttura di ingegneria e project management in grado di agire.
D) Il costo degli investimenti necessari è stimato in circa 1,5 miliardi di euro: circa dieci volte meno di quanto costerebbe al Paese la chiusura dello stabilimento al lordo dei costi sociali e industriali.
E) Posti di lavoro: su un totale attuale di 10 mila occupati lo studio prevede a regime tra i 1300 e i 1500 esuberi a Taranto da gestire con pensionamenti, incentivi e cassa integrazione guadagni.
«In merito agli stabilimenti di Genova Cornigliano e Novi Ligure dal nostro studio ci sono solo due soluzioni senza vie di mezzo – aggiunge Vezzani – Se si realizzasse la configurazione impiantistica da noi prevista a Taranto sarebbe garantito il loro ruolo industriale con la piena occupazione dei quasi duemila dipendenti delle due sedi (a differenza dell’incertezza che vivranno passata l’emergenza sanitaria) con una possibile realizzazione di una nuova linea per la latta. In caso contrario non avrebbe senso la loro funzione ed esistenza: dovrebbero venire chiusi con tutte le ripercussioni negative. Ovviamente la stessa sorte toccherebbe anche alle altre realtà produttive dell’ex Ilva in Italia e all’estero».
«I colleghi manager tarantini ex Ilva, in servizio ed in quiescenza “attiva” insieme al loro Presidente Federmanager Michele Conte, con pieno assenso condividono e ringraziano il gruppo di dirigenti genovesi della, purtroppo dismessa, Italimpianti per lo studio realizzato – sottolinea il Vicepresidente Federmanager Puglia, Pietro Conversano – Nei siti di Taranto, Genova e Novi Ligure operano ancora eccellenze di ingegneria e managerialità che perseguono continuativamente processi di innovazione tecnologica. Lo studio qui presentato a tutte le istituzioni competenti, palesa oltremodo queste peculiarità. Si impone la necessità di ascolto degli organi competenti perché possano mettere in atto tutte le azioni di contesto idonee alla efficacia delle soluzioni proposte in questo studio».
Federmanager/Asdai Liguria, infine, solleva un problema di fondamentale importanza: «Né il Ministero dello Sviluppo Economico né gli attuali azionisti sono dotati delle competenze necessarie per definire e realizzare un progetto di questa portata – concludono i curatori dello studio Egildo Derchi, Roberto Guarino e Gianfranco Tripodo di Federmanager/Asdai Liguria – occorrono 150-200 tecnici, in parte provenienti dallo stabilimento stesso e in parte impiantisti, progettisti e project manager d’esperienza. Occorre insomma un’entità tecnica come l’Italimpianti, azienda a suo tempo leader mondiale nell’impiantistica siderurgica e sconsideratamente chiusa».
ASDAI Liguria (Associazione Sindacale Dirigenti Aziende Industriali Liguria) è l’Associazione, fondata nel 1945, che fa capo alla Federazione Nazionale (FEDERMANAGER) e che ha come obiettivo la tutela e la promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti industriali e dei quadri apicali. L’Associazione si occupa delle problematiche individuali e collettive della categoria offrendo servizi nei vari settori agli iscritti sia in servizio che in mobilità o in pensione o che svolgano attività professionale. Attualmente l’Associazione vanta circa 1700 iscritti in Liguria; Presidente, dal giugno 2019, è l’Ing. Marco Vezzani.