La prima misura che viene considerata è l’adozione di dispositivi di protezione individuali anti Coronavirus, primi tra tutti quelli che proteggono le vie respiratorie, attraverso

cui si propaga il virus 2019-nCoV.

Queste ultime sono le maschere di protezione respiratoria (le cosiddette “mascherine”), ma non tutte offrono un’adeguata protezione e soprattutto non tutte sono considerate dispositivi di protezione idonei per la normativa sulla sicurezza sul lavoro. Per chiarire la questione, Assosistema Safety (l’associazione che riunisce le aziende che producono e distribuiscono i dispositivi di protezione individuale) ha emesso un position paper dove spiega le caratteristiche dei dispositivi per la protezione delle vie respiratorie.

Le caratteristiche di tutti i dispositivi di protezione individuale per il posto di lavoro sono stabilite dal Regolamento 425/2016/EU, che per prima cosa afferma che quelli idonei devono avere il marchio CE. I requisiti minimi per i facciali filtranti contro il particolato solido e liquido utilizzati come dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono definiti dalla norma EN 149:2009 stilata dal Comitato europeo di normazione Cen. Questa è la norma di riferimento anche per il ministero del Lavoro (circolare 15/2012). È importante per il datore di lavoro usare dispositivi conformi a questo Regolamento, per evitare procedimenti giudiziari penali e civili nel caso in cui un suo dipendente si sia contagiato usando un dispositivo non conforme.

Le maschere di protezione respiratoria più diffuse nelle strutture sanitarie sono le “semimaschere filtranti antipolvere”, che coprono il naso, la bocca e il mento. Sono realizzate interamente o in larga parte dal materiale filtrante che protegge contro aerosol solidi e liquidi. Secondo Assosistema Safety, queste maschere “rappresentano un mezzo importante di protezione contro il rischio biologico”.

L’associazione aggiunge che “i facciali filtranti certificati in conformità alla norma EN 149 (classe Ffp2 e Ffp3) sono sufficienti a garantire la prevenzione dai rischi biologici aereodispersi, in molte situazioni lavorative in ambito sanitario; per situazioni più complesse possono essere utilizzati anche DPI con caratteristiche diverse”. Gli apparati del tipo Ffp2 e Ffp3, che hanno un’efficacia filtrante rispettivamente del 92% e 98%.