La struttura commissariale istituita dopo il crollo del Ponte Morandi, per curare le complesse operazioni di demolizione e ricostruzione, non ha mantenuto le promesse, dichiarano
i Gruppi Pd di Regione Liguria e Comune di Genova. Le maestranze genovesi che ne hanno subito un danno diretto non sono state assunte. Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci subito dopo il crollo si sono impegnati – come recita l’ordine del giorno presentato in Regione – a “tutelare il diritto al lavoro dei soggetti, dipendenti e imprese localizzate nelle zone limitrofe al crollo, ovvero, dei professionisti, artigiani o commercianti che a seguito del crollo quale conseguenza immediata e diretta dell’evento hanno cessato la propria attività. Le società a totale o parziale partecipazione del Comune di Genova sono autorizzate ad assumere i predetti soggetti, anche con contratti a tempo indeterminato, in funzione dei contingenti fabbisogni di personale delle medesime società”. L’impegno non è stato onorato. Solo dieci persone contro le 150 del comparto dell’edilizia, sono state assunte e le ricadute occupazionali segnano un drammatico saldo negativo. Il comparto edile, attraverso le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria ha lanciato un grido d’allarme. I numeri parlano chiaro: solo nel 2019, rispetto al 2018, a Genova per esempio il comparto ha visto cessare l’attività di altre 60 imprese e gli operai ridursi di 82 unità; dal 2009 a oggi, a Genova gli operai si sono ridotti del 26%, scendendo di quasi 3 mila unità (2917) su 11.500, hanno chiuso 730 imprese su 2.300 (-30%) e la massa dei salari è scesa di 62 mila euro annui rispetto ai 250 mila di partenza; in Liguria salgono a quasi 9 mila operai e 2.000 imprese iscritte alla cassa edile in meno in 10 anni, rispetto ai 26 mila iscritti del 2009 e alle 5600 imprese. Un’azienda storica come Carena Impresa di Costruzione S.p.A., che tanto ha contribuito allo sviluppo della città di Genova e della Regione, ha portato i libri in tribunale e 50 dipendenti rischiano di perdere il lavoro. Questo è il panorama su cui le promesse non mantenute hanno ulteriormente inciso. Chiediamo alle Giunte di Regione Liguria e Comune di Genova di verificare presso il Ministero del Lavoro, per quanto riguarda i dipendenti di Carena, l’accesso al regime di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, di anticipare – nel caso in cui la cassa integrazione venga riconosciuta – le somme corrispondenti a questi dipendenti attingendo a risorse proprie del sistema allargato regionale e di operare per assicurare l’applicazione della clausola sociale una volta individuato il soggetto che subentrerà a Carena, in particolare nell’intervento relativo al Nodo di San Benigno. Più in generale, tenuto conto che per la ricostruzione del viadotto dopo il crollo del Ponte Morandi ad oggi le ricadute occupazionali sul comparto dell’edilizia non superano le 10 unità su 150 e sulla demolizione, invece, vengono applicati i contratti metalmeccanici, quindi il settore edile non ha avuto modo di interagire, chiediamo alla giunta di Regione e Comune di attivarsi presso la struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera al fine di avviare l’applicazione dei protocolli firmati a sostegno delle aziende edili liguri attraverso un confronto tra Comune, Regione, OOSS, Strutture commerciali e Consorzio.