L’intervista apparsa su alcuni quotidiani del presidente di ABI (Associazione Bancaria Italiana), Antonio Patuelli, suggerisce alcune riflessioni
che i ben informati del mondo bancario fanno trapelare in queste ultime ore. L’attuale silenzio della famiglia Malacalza sul piano di salvataggio di Carige, secondo alcuni, sarebbe legato a due aspetti: la volontà di mantenere il primato azionario e l’interesse di non vedere ceduti i gioielli di famiglia in pancia a Carige, dalle quote di Autostrada dei Fiori, a NPL di pregio, cosiddetti crediti esigibili, a Banca Fondiaria o all’istituto pubblico SGA, espressione del ministero del tesoro.
Sono in molti a credere che i primi azionisti, che hanno perso più di 400 milioni di euro in Carige, dovrebbero essere destinatari da parte dei commissari di un atto di fiducia, un’apertura negoziale circa i temi sopra citati per salvare Carige dalla nazionalizzazione.