I dati Istat sul primo trimestre del 2018 che vedono, nella nostra regione, un aumento dell’occupazione dell’1,5%, pari a 9 mila unità in più, inducono da un lato a un moderato ottimismo
(molto più marcato il dato inerente al comparto turistico, che vede un boom del 12%, numeri da brividi, se si compara il marzo 2017 al marzo 2018), dall’altro bisogna analizzarli bene. È una buona notizia, ma purtroppo la Liguria resta ancora in una situazione di forte sofferenza economica e sociale ed è il fanalino di coda del Nord Ovest, vedi i dati in arrivo dal vicino Piemonte, dalla stessa Lombardia, ma anche dalla piccola, ma laboriosa Val D’Aosta.
Questo timido miglioramento citato dal governatore ligure Giovanni Toti è infatti il primo dato positivo dopo 7 trimestri (circa due anni) in cui l’occupazione è sempre stata in costante calo. Questi 9 mila occupati in più sono, purtroppo, solo un parziale recupero dei 20 mila posti di lavoro persi nello stesso periodo del 2017, come a dire che questo aumento non compensa la voragine del primo trimestre dell’anno scorso. Se poi guardiamo al punto più alto dell’occupazione pre crisi dobbiamo constatare che siamo a quota 24 mila posti di lavoro in meno rispetto al 2011. Insomma, Toti lasci perdere i trionfalismi e le campagne e elettorali che lo vedono impegnato giorno e notte e si metta a lavorare per far crescere la Liguria.
Anche perché sia i dati Istat relativi al primo trimestre del 2018 sia quelli dell’intero 2017 recentemente diffusi dalla Banca d’Italia descrivono una situazione preoccupante. Per il momento ad aumentare (+4,1%) è il lavoro dipendente mentre cala, del 6,2%, quello indipendente. I contratti sono quasi tutti a termine (circa l’80%), la disoccupazione continua ad aumentare (+5,6% nel primo trimestre 2018), inoltre la disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 nel 2017 si è attestata al 34,4%, otto punti in più rispetto alla media del Nord Ovest.