L’allontanamento da parte del Ministro della Cultura, Giovanni Bray, ha destato il primo vero campanello d’allarme tra i lavoratori del teatro Carlo Felice che vedevano
il Ministro della Cultura come valente difensore dei loro diritti. La situazione è da profondo rosso, i conti non quadrano i sindacati sono come al solito sul piede di guerra. Mentre continuano le trattative tra sovrintendenza e sindacati, i conti presentano un bollettino di guerra. Gli ultimi dati emersi parlano di una esposizione debitoria nei confronti dell’Inps di circa cinque milioni di euro, poichè dall’estate scorsa il teatro non avrebbe versato i contributi per salvaguardare gli stipendi dei dipendenti. Per legge l’Inps dovrà essere il primo creditore ad essere pagato, il che significa che quando arriverà la tanto attesa tranche del Fus (circa sette milioni) almeno cinque saranno immediatamente dirottati all’Ente previdenziale.
Anche l’Enpals vanta un credito di circa due milioni e mezzo che sono stati rateizzati, mentre la Siram, ditta che garantisce la manutenzione del Torrione e che ha i dipendenti in cassa integrazione vanta un credito di oltre un milione e mezzo e rischia il crollo. In più ci sono gli artisti, che da mesi rimangono in attesa di essere pagati.