Qualcuno dirà che nel libero mercato tutto è consentito, e il pesce grande mangia quello piccolo. Questo è ciò che sta avvenendo nel mondo dello shipping, dove ogni anno
qualche compagnia fallisce, o è costretta a farsi acquisire dal pesce più grosso, o nella migliore delle ipotesi a fondersi con altre realtà a rischio…basta guardare gli ultimi sviluppi recenti, per accorgersi che siamo di fronte al punto di non ritorno.
Le commissioni Antitrust sono sempre state molto attente ai cartelli rialzisti dei noli marittimi, distribuendo multe e minacce, ma hanno sempre chiuso gli occhi sul fenomeno opposto e sulle strategie al ribasso (e quando si parla di ribasso si intende addirittura regalare trasporti marittimi a costo zero) da parte delle grandi compagnie per fare piazza pulita dei concorrenti più deboli.
Nel frattempo, compagnie come il colosso nordico (danese, per esattezza) della Maersk, non solo puntano ad azzerare i propri concorrenti, ma se ce ne fosse bisogno ad acquisire partecipazioni o addirittura ad ottenere concessioni in tutti i porti più strategici del mondo.
Il caso ligure è emblematico: la concessione al porto di Vado Ligure concessa alla stessa Maersk dall’allora Presidente della Regione Claudio Burlando, grazie alla quale tale concessione avrebbe creato nuove opportunità di sviluppo e di lavoro.
Purtroppo il risultato è il seguente: Maersk Italia negli ultimi tre anni ha ridotto di 2/3 il proprio organico e la politica della compagnia è orientata sempre a maggiori tagli occupazionali con operazioni di delocalizzazione in paesi dove il costo del lavoro è più basso, per contro, il Terminal di Vado Ligure sarà pronto, porterà un’occupazione limitata rispetto ai tagli portati avanti in questi anni.
Inoltre, la piattaforma di Vado Ligure, visto che il mercato non cresce, provocherà l’effetto domino sugli altri porti liguri già in sofferenza, provocando ulteriori cali occupazionali a catena.