Per migliorare il servizio e contenere i costi del trasporto pubblico locale (Tpl) occorre consentire la concorrenza nel mercato e, laddove si ritenga necessario il supporto pubblico,
affidare la gestione del servizio tramite gara e su lotti di dimensioni contenute. Lo studio realizzato qualche anno fa da Francesco Gastaldi, Lucia Quaglino e Carlo Stagnaro per Istituto Bruno Leoni (IBL) parte dalla constatazione del fatto che in molte realtà locali, come Genova, il Tpl è al centro di feroci polemiche. I tagli ai sussidi e trasferimenti pubblici stanno mettendo in seria difficoltà le aziende, ma le modalità con cui il problema viene affrontato lascia trasparire forti inerzialità, anche rispetto ai cambiamenti intercorsi nell’organizzazione sociale ed economica degli ambiti urbani. Spesso il tutto si riduce a una sorta di aritmetica finanziaria con richiesta di nuovi finanziamenti. La risposta delle aziende al calo delle risorse è tendenzialmente la riduzione del servizio, ma questa azione ha effetti limitati, perché comunque le aziende di Tpl devono sostenere uno zoccolo molto elevato di costi fissi, riconducibili principalmente ai costi del personale. Inoltre le strategie basate sulla riduzione delle corse e sugli aumenti tariffari rischiano di avere effetti perversi sull’offerta del servizio.
Lo studio dell’IBL si propone di analizzare come anche nel settore dei trasporti locali la concorrenza nel mercato possa funzionare, ragionando su singole linee o su pacchetti di linee, per esempio “mettendo a gara” non necessariamente tutto il servizio ma pacchetti di linee con una pluralità di bandi. La tesi sostenuta nello studio è che la ridefinizione del servizio pubblico – limitandone il perimetro, superando i vincoli di esclusiva e bandendo gare multiple su lotti di dimensione ridotta – possa contribuire a rilanciare il Tpl italiano, sia come numero di passeggeri sia come solidità dei conti, sia infine come strumento per creare efficienza dal lato dei costi.