Dal secondo dopoguerra Genova e la Liguria trovavano il loro braccio finanziario nella Cassa di Risparmio. Un istituto che era qualcosa molto di più che una semplice banca.
Era il tavolo in cui si negoziavano le operazioni imprenditorial-politiche di territorio e si determinavano le gerarchie nell’élite locale del potere. Non per niente si trattava di uno dei primari caposaldi del sistema di controllo allestito dal country-boss Paolo Emilio Taviani. In un tempo dove spiccavano personalità non banali, nella politica come nell’impresa.
Un mondo evaporato, mentre emergeva una realtà di seconde e terze scelte segnate dalla mediocrità, mentre scomparivano contrappesi che assicurassero un minimo di equilibrio e lungimiranza alle pratiche spartitorie: la vecchia borghesia affondava nella sua spossatezza, nel ceto politico emergevano mestieranti senza visione. E nel grattacielo dietro piazza De Ferrari iniziava il pluridecennale regno di un furbo e tenace scalatore degli organigrammi interni, un parvenu che raggiungeva l’Empireo provenendo da una periferia genovese ansiosa di promozione sociale confusa con la possessività (mentre l’acquisizione di un potere illimitato gli faceva dimenticare la prudenza e, se non il rigore, almeno la misura).
Sappiamo tutti come è andata. Ora una nuova proprietà – la famiglia Malacalza – ha preso il bastone di comando in Carige, che promette di riportare agli antichi splendori; quando era la vera “gallina dalle uova d’oro” di Liguria.
Un proclama che Liguriaeconomy registra con sincero apprezzamento, visto che la regione ha un disperato bisogno di riprendere il cammino di uno sviluppo virtuoso, in cui la funzione finanziaria è certamente decisiva.
Ciò che lascia perplessi è la vaghezza di indicazioni che accompagnano la succitata dichiarazione di intenti: cosa significa “essere banca di territorio”, come annuncia il patriarca Vittorio Malacalza? Piazzare una filiale dietro ogni angolo di strada nelle nostre contrade? Creare una rete on line per intercettare qualsivoglia idea di business? Sviluppare partnership consulenziali di accompagnamento della nuova impresa? Migliorare la conoscenza di uno spazio le cui dinamiche socio-economiche restano abbastanza inesplorate? Che altro?
Sarebbe molto importante conoscere le strategie nella testa del nuovo azionariato di controllo. Anche per avere la rassicurante conferma che ce ne sia almeno una.