Il recente “Patto per la città di Genova” sottoscritto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal Sindaco Marco Doria prevede la mobilitazione di una somma ingente
di risorse pubbliche (nazionali, comunali, Fondi Strutturali di Investimento Europei 2014-2020). Da quasi tutte le parti politiche sono provenute parole di approvazione per questo provvedimento.
Secondo Francesco Gastaldi, docente all’Università IUAV di Venezia e attento osservatore della realtà socio-economica genovese, “resta aperto un interrogativo, i soldi pubblici fanno bene o fanno male ad una città?”. Secondo il docente “Genova, come già sperimentato durante la stagione dei grandi eventi (Expo 1992, G8 del 2001, Capitale Europea della Cultura 2004) ha un’altra grande opportunità. Ora si può aprire una nuova fase, ben consapevoli che i fondi di cui la città beneficerà non derivano da ricchezza e processi di sviluppo prodotti in loco, ma da una “spinta” che arriva da diversi canali di finanziamento pubblico”. Gastaldi prosegue: “La carenza di capitali e investimenti imprenditoriali locali mobilitati e le deboli capacità organizzative e gestionali non possono essere colmati dal trasferimento redistributivo di risorse. L’intervento pubblico dovrà innescare forme di sviluppo autonomo. Le dinamiche di competizione fra città tendono a sanzionare i comportamenti poco efficienti a livello istituzionale e dall’altro tendono a mandare segnali che sollecitano ad aggiornare e ridefinire continuamente i comportamenti degli attori locali (istituzionali e no), i soldi pubblici da soli non bastano”.