Le gazzette annunciano che Giuseppe Zampini, presidente di Confindustria Genova e leader di Ansaldo Energia, una delle residue realtà di grande industria genovese
sopravvissute alla moria di questi anni, sta per essere sostituito al vertice societario dall’ingegner Filippo Abba e – al tempo stesso – entra in scadenza di mandato nella carica associativa. Eppure attorno ai suoi due “lunghi addii” si stanno giocando partite di estrema importanza. La prima è quella per il controllo azionario della fabbrica di turbine di via Lorenzi, oggi suddiviso tra il 45 per cento di Cassa Depositi e Prestiti, il 40 di Shangai Electric e il restante 15 di Leonardo-Finmeccanica. Quest’ultimo pacchetto, residuo di antiche posizioni di controllo da parte della finanziaria partecipata dallo Stato, deve essere immesso sul mercato nel 2017.
Voci accreditate parlano di un forte interesse di Siemens per acquisirlo. Manovra che, stando ai tradizionali rapporti di partnership tra tedeschi e cinesi, potrebbe nascondere il disegno di sottrarre il controllo a CDP.
Considerando che Ansaldo Energia è – ad oggi – un pericoloso concorrente di Siemens, tale disegno dovrebbe suscitare legittime perplessità sul mantenimento delle sue radici industriali nel territorio genovese. Una partita che meriterebbe il massimo di attenzione, non solo da parte della politica e della pubblica opinione ma anche – soprattutto? – delle parti sociali. Dunque, la stessa Confindustria Genova. Che ora viene incaricata di presiedere una commissione, coordinata dal direttore del suo Centro Studi, Guido Conforti, che stenderà il Piano Scientifico del futuro Parco (ma sinora, e sono passati lustri, di che cosa avevano parlato i promotori del progetto?).
Non è dato sapere se la “mossa” sia da attribuirsi a un soprassalto attivistico dell’associazione di via San Vincenzo o vada imputata alla disperazione che ormai attanaglia quanti coinvolti nell’investimento (impantanato) di quello che è stato recentemente rinominato Great Campus. Forse l’estremo tentativo per far uscire l’Università dal suo interminabile surplace riguardo a quel trasferimento sulla collina di Erzelli, per cui è tirata per la giacca ormai da anni.
Tuttavia – come si legge sulla stampa odierna – è il preside della Scuola Politecnica in persona a gettare fuoco sui facili entusiasmi. Uno stop del professor Aristide Massardo, in veste San Tommaso, supportato da motivazioni abbastanza incontrovertibili: “È un po’ presto per farsi prendere da facili entusiasmi”. I 40 milioni promessi da Renzi, “sono per ora soltanto una promessa, finché non li vedo scritti in una legge non ci credo. Siamo in Italia”. Il problema della logistica e dei collegamenti tra il futuro parco e il resto della città, “è ancora da risolvere”. Rfi, la società responsabile dell’infrastruttura delle Ferrovie, ha progettato dietro pagamento di denaro pubblico, 600mila euro, la nuova stazione ferroviaria ai piedi degli Erzelli, da cui dovrebbe partire una funivia. Ma per realizzare solo la stazione servono70 milioni, al momento latitanti. Il tavolo di Confindustria, dice Massardo, “è una bella iniziativa, forse un po’ tardiva, potevano pensarci dieci anni fa”.