“Stiamo attuando con grande decisione la riforma della portualità. Sarà molto più facile lavorare nei nostri porti: lo dico agli operatori internazionali grazie a dragaggi più semplici,

digitalizzazione, meno burocrazia, accoglienza e investimenti più facili da realizzare». Così il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Graziano Del Rio che ha poi rilanciato gli investimenti nel turismo: «L’obiettivo è la creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro, da qui a 10 anni vogliamo portare gli investimenti a 11 miliardi”.
Nonostante l’aria ieratica ed emaciata da digiuno quaresimale, anche il ministro delle Infrastrutture si accoda all’andazzo dello spararle grosse che ha reso questo tardo novembre pre-referendario uno dei momenti più sovreccitati e isterici della nostra storia politica, recente e non solo.
Anzi, l’austero reggiano– da bravo neofita del politainment seduttivo – si è fatto prendere la mano e ha caricato di un cinquanta per cento l’abituale standard in materia di annunci occupazionali mirabolanti: il solito milione dopato ad anabolizzanti virtuali fino ad arrivare all’attuale milione e mezzo garantito.
In questi casi, la fortuna è che media e pubblica opinione hanno la memoria corta, anche per le panzane più sfacciate.
Purtroppo è proprio la cronaca che qualche volta ci “mette la coda”, operando una smentita in tempo reale delle promesse strombazzate. Basta avere voglia di fare un po’ di collegamenti tra annunci e notizie.
E la notizia è che nei primi dieci mesi del 2016 sono cresciute in maniera esponenziale le demolizioni di navi portacontainer, tanto da far sparire dalle rotte marine la bellezza di 500mila teus di capacità. Gli analisti del settore ci informano al riguardo che il trend è cresciuto di 4,2 volte rispetto all’anno precedente.
Cosa vuol dire tutto questo? Suona a ennesima conferma che l’intero quadro economico mondiale ha subito un poderoso stop. Mentre si sta configurando l’ipotesi prefigurata già da tempo dall’autorevole economista, già Segretario Tesoro americano, Larry Summers dell’arrivo di una “stagnazione secolare” a livello planetario.
Questo significa che non c’è più spazio per i trionfalismi e occorrerebbe iniziare a elaborare strategie serie e documentate per affrontare gli anni di vacche magre che si annunciano. Un atteggiamento che contrasta con gli entusiasmi di maniera e gli ottimismi per partito preso che tanto piacciono al nostro premier.
Il fatto è che le lancette dell’orologio del tempo stanno girando a ritmo accelerato, sancendo la fine dell’epoca delle facilonerie.
Sperando che l’ubriacatura referendaria termini il fatidico 4 dicembre e – finalmente – si inizi a fronteggiare i problemi veri, strutturali. Accantonando il chiassoso clima carnevalesco che ha contagiato persino il quaresimale Del Rio.

Questo significa che non c’è più spazio per i trionfalismi e occorrerebbe iniziare a elaborare strategie serie e documentate per affrontare gli anni di vacche magre che si annunciano. Un atteggiamento che contrasta con gli entusiasmi di maniera e gli ottimismi per partito preso che tanto piacciono al nostro premier.

Il fatto è che le lancette dell’orologio del tempo stanno girando a ritmo accelerato, sancendo la fine dell’epoca delle facilonerie.

Sperando che l’ubriacatura referendaria termini il fatidico 4 dicembre e – finalmente – si inizi a fronteggiare i problemi veri, strutturali. Accantonando il chiassoso clima carnevalesco che ha contagiato persino il quaresimale Del Rio.