Leggendo i quotidiani locali viene da porsi la domanda fatidica: ma allora la ripresina sarebbe alle porte della Liguria?

Poi qualcuno vorrà spiegarci che cosa si intende con questa strana idea di ‘ripresa formato puffo’ che qualche altro tenta di ammannirci; forse nel riflesso condizionato, una sorta di cambio automatico comunicativo, destinato a ‘tenere buona’ la pubblica opinione ed evitare che le inadeguatezze della classe dirigente risaltino in tutta la loro imbarazzante evidenza.
Intanto, magari in altre pagine della stessa testata su cui ci si è premurati di spargere le polverine rosa del ‘tutto-va-bene-madama-la-marchesa’, arrivano notizia di ben altro tenore: cresce il rischio Italia e aumenta lo spread (alla faccia della ripresina!); il famoso stappo ferroviario sui Giovi, mediante il fantomatico Terzo Valico, non avverrà prima del 2022. Sempre che le inchieste sugli appalti truccati e varia amenità criminali non allunghino ulteriormente i tempi dell’entrata in funzione di quest’opera-Godot.
Tra cinque anni, un lustro. Ossia uno stallo temporale da era geologica nell’età della rivoluzione logistica permanente. E John Maynard Keynes faceva presente già un’ottantina di anni fa che ‘tempi lunghi saremo tutti morti’.
Forse può interessare qualcuno (magari non gli agitatori professionali di flabelli da depistaggio: ne sarebbero sconvolti) sapere che – nel frattempo – dal nodo ferroviario di Tortona partono quotidianamente una ventina di treni carichi di merci, con destinazione i porti del Nord atlantico. E già, perché le presunte opportunità per gli scali liguri innescate dai nuovi trafori svizzeri hanno tutta l’aria di risultarne piuttosto le pietre tombali.
Anche perché i container provenienti dall’Estremo Oriente hanno ben maggiori possibilità di fare il pieno carico pure per il ritorno, se si indirizzano direttamente al Northern Range – da Le Havre ad Amburgo passando per Anversa e Rotterdam – su cui afferisce un retroterra di ben altre capacità produttive; rispetto alle nostre lande ormai de-industrializzate.
Indubbiamente lo spirito di ortodossia “a prescindere”, che ispira tanti commentatori in tutù rosa, induce a raccontare favole belle – magari filogovernative oltre lo stesso interesse del governo – più che riferire la brutale realtà dei fatti.
Sarà un guaio se i decisori locali e nazionali presteranno fede a queste informazioni-marchette, convincendosi anche loro che ‘tutto va bene, madama la marchesa’.