Dopo la recente videointervista, Liguriaeconomy torna a incontrare l’assessore alla sanità di Regione Liguria Sonia Viale per approfondire alcuni aspetti emersi nel frattempo.
Liguria Economy: Dottoressa Viale, il suo assessorato ha lanciato i bandi per l’assunzione di nuovi infermieri che compensino le ormai croniche carenze di organico. Una chiara inversione di tendenza dopo anni di ininterrotto depauperamento di risorse professionali nella sanità pubblica. Verrebbe da dire che, a parte qualche dichiarazione di maniera (molto “Legge e Ordine”) destinata al tradizionale elettorato di appartenenza, l’attuale corso regionale starebbe ridisegnando i confini del servizio sociale secondo una classica politica di welfare?
Sonia Viale: fin dall’inizio del mio mandato uno dei temi più urgenti che mi era stato sottoposto era proprio quello rappresentato dalle carenze di personale. Una criticità a vari livelli: per i carichi di lavoro, l’invecchiamento della popolazione sanitaria, il blocco dei turn-over a scapito del ricambio generazionale. Debbo dire che gli uffici regionali hanno lavorato molto bene creando un percorso di inserimento che soddisfa un po’ tutti, dai diretti interessati alle organizzazioni di categoria. Credo sia stato molto sensato evitare la soluzione del mega-concorso-carrozzone organizzando tre selezioni mirate. Detto questo, preciso che l’azione in essere risponde al criterio di rivalutare il perimetro pubblico. Certo, stiamo discutendo sulle modalità di gestione del sistema, ma il criterio informativo generale resta quello.
L.E.: curioso. Non dovrebbe essere un criterio di sinistra?
S.V.: dice tutto lei… Il nostro criterio guida è quello di mettere al centro le persone. Ovviamente e prima di tutto i pazienti. Ma anche chi a contatto con il paziente lavora. Come nel caso degli infermieri di cui stavamo parlando. Che potranno svolgere al meglio questo ruolo altamente relazionale se l’istituzione regionale saprà valorizzarne la motivazione.
L.E.: a quando il bando per l’assunzione anche di medici, un’altra categoria che le politiche degli ultimi anni hanno fortemente falcidiato?
S.V.: il problema è alla nostra attenzione, ma in questo caso presenta aspetti di portata nazionale, come il contratto di categoria, che lo rendono più complesso. La sede giusta per affrontarlo può essere la conferenza Stato-Regioni.
L.E.: rivalutazione del ruolo pubblico nei servizi di cura alla persona, inserimento di risorse professionali, valorizzazione degli aspetti relazionali e motivazionali. Sono questi i tasselli di quel “modello Liguria” di cui già aveva parlato nella videointervista concessaci qualche settimana fa?
S.V.: il modello Liguria, che stiamo costruendo, si fonda sulla fotografia dell’esistente e sulle peculiarità, umane e territoriali, della nostra regione. Nell’elaborazione della riforma sociosanitaria siamo, pertanto, partiti dalla raccolta dei dati contenuti nel Libro bianco che abbiamo condiviso con il variegato mondo della sanità, dell’associazionismo, del sociale e, ovviamente, degli enti locali e quindi con i sindaci. Gli elementi cardine, ispiratori della riforma, sono la trasparenza, l’efficacia e l’efficienza che devono stare alla base dell’intera offerta sociosanitaria regionale. Visto l’elevato indice di vecchiaia e la particolare conformazione orografica, che rende la Liguria un territorio ‘difficile’ in termini di collegamenti, riteniamo indispensabile l’integrazione ospedale-territorio per avvicinare la sanità ai reali bisogni dei cittadini e quindi rendere l’offerta di cura e assistenza più efficace, evitando sprechi e doppioni, pur mantenendo i necessari livelli qualitativi della prestazione. Da qui la necessità di avviare il percorso a cui stiamo lavorando con grande passione e altrettanta consapevolezza dei limiti e delle compatibilità.
L.E.: un’ultima questione di ordine più generale: lunedì scorso Regione Liguria ha stipulato con Unioncamere l’accordo che dà vita allo sportello regionale per la salute e la sicurezza alimentare. Una partnership che suona a riconoscimento del ruolo camerale quale antenna sensibile sul territorio per cogliere anche i segnali deboli da cui la politica non deve prescindere. Tutto questo mentre il governo centrale sta perseguendo una sorta di pulizia etnica dei corpi intermedi e della democrazia a scartamento locale. Come nella riforma della portualità del ministro Del Rio. Questa vostra recentissima scelta va interpretata come una mossa in controtendenza rispetto al centralismo di ritorno in atto?
S.V.: La parte politica a cui appartengo ha sempre innalzato la bandiera del federalismo ed è anche per questo che sono personalmente impegnata a promuovere il voto No al referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre e la sua palese volontà di imporre un disegno di statualità fortemente accentratore, Roma-centrico. L’idea di cui sono altresì portatrice è quella di promuovere una forte coesione nelle nostre comunità. Per cui, venendo all’accordo con Unioncamere, credo che un buon risultato sarà anche far percepire alle nostre aziende come le ASL, presenti nell’osservatorio che abbiamo creato, non siano un nemico bensì un potente alleato che può sostenerle e accompagnarle nella competizione economica anche internazionale.