“Sarà ufficializzato a giorni un fondo governativo per rimettere a nuovo i waterfront portuali”. Cos’è, un’altra mossa elettorale tipo il ponte di Messina? Ma la stampa locale incalza:
“Genova come progetto-pilota con il Blue Print”.
Insomma – visto che per l’idea con il copyright di Renzo Piano il carburante finanziario, atteso grazie al project financing, proprio non arriva – si tiene in vita la speranza in meraviglie prossime future (e si somministra un’ulteriore dose di metadone virtuale a una cittadinanza ormai tossicodipendente da panzane consolatorie) facendo intervenire il Settimo Cavalleggeri governativo; in una fase congiunturale (referendum del 4 dicembre) in cui Palazzo Chigi è particolarmente predisposto a promettere tutto a tutti.
Qualcuno se la berrà, continuando a scrutare i cieli in attesa che la manna cali sulla società ligure in declino. Anche perché, a tempo debito, i favolisti d’ordinanza inventeranno una nuova storia rassicurante per un uditorio regredito all’infanzia.
Ma per tutta la troupe impegnata a tenere buona la pubblica opinione c’è, dietro l’angolo, il rischio che inizi a diffondersi tra le loro vittime (i cittadini) una reazione “alla Mitridate”; così vanificando gli effetti della somministrazione di balle protratta troppo a lungo. Ricordate? Il Mitridate re del Ponto nel I secolo A.C., temendo che una congiura lo avvelenasse, si fece somministrare a piccole dosi il miscuglio di una cinquantina di veleni per diventarne immune. Un po’ come l’antico modello, anche in Liguria si avvertono ormai crescenti fenomeni di “mitridatismo” psicologico: l’immunità alla propaganda mendace determinata dall’assuefazione conseguente all’assunzione di dosi non letali di notizie tossiche.
Di conseguenza assistiamo ormai da tempo allo smascheramento di precedenti fascinazioni obnubilanti; che rivalutano i pochi che le avevano denunciate, incappando inizialmente nella messa al rogo (fortunatamente virtuale) da parte dei Torquemada dell’ortodossia consolatorio/illusionistica.
Ad esempio la favola bella del parco tecnologico a Erzelli. Ora smentita perfino dai suoi (un tempo) più fervidi narratori. È di oggi la dichiarazione di Carlo Castellano, a lungo indicato come il papà del collinare progetto Leonardo: “finora quella di Erzelli è stata un’operazione essenzialmente immobiliare, priva di progetto scientifico”. Ma guarda un po’! Eppure per alcuni lustri Castellano ha guidato il coro che vocalizzava messaggi esattamente contrari. Gente che dovrebbe avere remore nel proseguire nei gorgheggi quando lo stesso Federico Golla, amministratore delegato della Siemens finita inopinatamente sulla collina ventosa di Erzelli, dichiara che “Erzelli non ha nulla di quanto ci avevano promesso”.
Appunto il ricorrente vizio colposo delle false promesse, nel caso della favoleggiata tecnocity smascherato quasi fuori tempo massimo. Quale sarà il ruolino di marcia verso il nulla della favola waterfront?