Stando agli annunci a mezzo stampa, oggi il sindaco Marco Doria incontrerà i vertici di Confindustria Genova e i sindacati come primo passo per arrivare quanto prima
a quegli Stati Generali di cui si parla da mesi; dalla provocazione del segretario della Camera del Lavoro Ivano Bosco.
Liguriaeconomy ha sempre propugnato l’idea di una mobilitazione civica come momento fondativo di un accordo, il più esteso possibile, per uscire dalla crisi. Dalla fine degli anni Ottanta, il cosiddetto “modello catalano”; in quanto sperimentato per la prima volta in Europa proprio da Barcellona.
Tutto bene, quindi? Bah…
Non per fare i difficili, ma anche questa volta percepiamo la non gradita presenza di quel vizio che qui da noi affonda nel calderone dell’inconcludenza ogni promessa della politica: la cerimonialità, ovvero la teatralizzazione dell’impegno, come tecnica non del fare ma del prendere tempo; del simulare un impegno che tenga a bada l’elettorato locale.
Due sono le ragioni che inducono a tale sospetto: i tempi e i modi.
I tempi sono quelli di un ciclo amministrativo giunto ad esaurimento, quando un Piano strategico richiederebbe di avere innanzi a sé un congruo numero di anni per compiere i passi indispensabili. Al massimo questa amministrazione può convocare la solita kermesse a Palazzo Ducale o a Tursi, abbellendola con il nome pomposo suggerito da qualche PR non propriamente fantasioso (appunto, Stati Generali).
I modi canonici non prevedono summit notabilistici, bensì gruppi di lavoro che raccolgano ed elaborino la vera risorsa che oggi latita: approcci innovativi allo sviluppo. Come avvenne nei Piani delle città europee coronati dal successo.
Il resto è solo noia, diceva quel tale.