“Genova deve dimenticare il Novecento, il secolo breve è finito da un pezzo, siamo nel 2016 e occorre guardare in avanti”, lo afferma Francesco Gastaldi, laureato a Genova,
ora professore associato di Urbanistica a Venezia e noto per le sue posizioni espresse sui social network, “molti esponenti politici genovesi hanno in mente una città che non c’è più, il passato non torna più” prosegue il docente, autore di molte pubblicazioni sulle trasformazioni sociali e urbane della città.
La critica di Gastaldi è molto radicale “le città prigioniere del proprio passato, o che cercano di stimolare lo sviluppo con vecchie ricette, rimangono ferme. Genova deve tornare ad essere una città che abbia idee di futuro, che sappia intercettare nuovi scenari (e nuova popolazione), che non guardi sempre indietro e ad un passato che non tornerà più”.
Gastaldi, come opinionista di Facebook punta spesso il dito contro la classe dirigente genovese, vede una città bloccata e inerziale dove i giovani tendono a fuggire per avere migliori opportunità occupazionali e di vita, una realtà in forte crisi demografica senza che tale tema sia dibattuto nelle sedi istituzionali. “Non si può stare fermi, oggi le città competono sempre più fra di loro in molti campi: l’attrazione di cervelli, l’accessibilità, i servizi, la capacità istituzionale”. A Genova si ha spesso la sensazione che il tempo si sia fermato, secondo l’urbanista e accademico sarà importante “il ruolo delle politiche di rigenerazione/manutenzione urbana potrà essere centrale se saprà influire su non poche variabili connesse all’attrazione di nuove popolazioni e ai processi insediativi con ovvie ripercussioni su valori immobiliari, qualità della vita, degli spazi pubblici e dell’abitare”.
Mancano strategie chiare e prioritarie, manca una nuova “vision” per la città dei prossimi 10-15 anni.