Il confronto tra l’operazione Erzelli di Genova e l’Expo di Milano “è arduo”, secondo l’assessore allo sviluppo del Comune di Genova Emanuele Piazza. E lo dichiara senza peli sulla lingua:
«l’Expo era un progetto di pubblico interesse per lo sviluppo economico strategico, Erzelli è l’operazione immobiliare di un’azienda privata su un terreno privato». Per questo l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova giudica sbagliata la richiesta di un commissario per gestire i lavori agli Erzelli stessi, sul modello di quanto fatto da Giuseppe Sala all’Expo. «E perché mai dovremmo nominare un commissario? Per dare maggiori garanzie al costruttore investitore? Mi pare una motivazione insufficiente». Il costruttore-investitore, la società per azioni Ght, venerdì è tornata a chiedere con urgenza la nomina di un commissario e a ribadire l’importanza del suo progetto, «l’unico in grado di creare occupazione di qualità e di attrarre investimenti in Liguria». Piazza è di un’altra opinione: «Mi chiedo se Erzelli sia un’operazione immobiliare ad oggi non riuscita o possa ancora essere un’idea e un progetto di futuro della città». Di una cosa è certo: «Un’operazione immobiliare datata a noi interessa poco e non può , come succede oggi, continuare a sostenere valori economici di dieci anni fa». Il riferimento è all’Istituto italiano di tecnologia, Iit, che vorrebbe aprire agli Erzelli quattro piani di nuovi laboratori, ma non ci riesce per motivi economici. Filse, la finanziaria della Regione Liguria, dovrebbe comprare i quattro piani per poi affittarli all’Iit. La sua offerta è di 15,4 milioni. Ght ne vuole sapere, in quanto la giudica troppo bassa.
Parole di chiarezza – quelle dell’assessore Piazza – che però contrastano con le dichiarazioni rilasciatete in contemporanea dal sindaco Marco Doria; nella conferenza stampa dalla Fiera del Mare, in cui annunciava di puntare a una radicale trasformazione urbana poggiata su tre pilasti, tre aree-chiave: «Ne ho individuate tre per la Genova del futuro. Il Blueprint, gli Erzelli, le aree industriali dell’Ilva».
Forse non sarebbe male che il Primo Cittadino si parlasse con il suo assessore, che magari potrebbe spiegargli come stanno davvero le cose. Aprendogli gli occhi. Almeno nell’ultimo tratto del mandato amministrativo in corso.