Il Rapporto Census (l’istituto statunitense che cura i censimenti decennali) registra la svolta radicale avvenuta negli States in questi ultimi sette anni, con la creazione di 15 milioni
di posti lavorativi e la fuoriuscita per 3,5 milioni di americani dalla condizione di povertà assoluta. In particolare, decisivo si è rivelato l’ultimo periodo, a partire dal 2015, in cui i trend al miglioramento si sono consolidati nel dato riguardante il reddito medio; incrementato nel giro di un anno della percentuale oscillante tra il 4,5 e il 5,2 per cento.
A fronte del messaggio giunto da oltre oceano, oltremodo deprimente è risultato quello contemporaneo del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker; il quale ieri da Bruxelles, nel suo “Discorso sullo Stato dell’Unione”, ha parlato di un’Europa “in crisi esistenziale”. Per non citare le acrobazie del governo italiano, intento a rettificare le previsioni annuali riguardo al Pil, ormai al di sotto dello “zero virgola”. E una volta tanto facendo finta di non vedere – proprio per non precipitare nella depressione – i punti di crisi sempre più gravi che stanno accumulandosi nello scenario ligure.
La forbice tra le due sponde dell’Atlantico è in costante allargamento, in una dinamica che poi tende al parossistico ricadendo su quelle mediterranee. Ma la spiegazione non è poi così complicata: l’amministrazione Obama ha incentivato con grande determinazione il ritorno all’economia reale, mentre soprattutto l’area sud dell’Europa (in controtendenza rispetto alla Germania e al Nord del continente, che ora risultano in condizione di palpabile vantaggio) ha favorito l’accantonamento della manifattura, incentivando a lungo consumi al di sopra delle effettive possibilità.
In particolare l’Italia, dove la scarsa attenzione ai settori produttivi ha lasciato incistare una situazione in cui il nostro export vivacchia su specializzazioni e merceologie ormai invecchiate (prodotti per la casa e la persona), a ridotta soglia d’entrata tecnologica e – dunque – largamente copiabili da paesi di nuova industrializzazione e basso costo della forza lavoro. Mentre le tanto strombazzate riqualificazioni assicurate dall’hi-tech si rivelavano – più che altro – veri e propri specchietti per le allodole. Per cui appare davvero incredibile lo stupore di chi ora sgrana gli occhi sulle performances deludenti dell’attuale corso economico. Quando si credeva possibile sostituire il “fare” con il “comunicare”.
Prendendo spunto da quanto l’America obamiana ha saputo realizzare, urge tornare rapidamente alla concretezza del produrre beni e servizi che introiettino intelligenza conquistando mercati. Anche in Liguria, dopo il lungo periodo in cui abbiamo campato da cicale sulle risorse accumulate durante i cicli industriali del passato.