Giorgio Carozzi, storica firma genovese dell’informazione marittima, ha emesso oggi la sua sentenza tombale nel dibattito sulla riforma della portualità nazionale in arrivo:

“vai a raccontarglielo ai disoccupati di Hanjin, ai precari a vita delle banchine o agli operatori appesi al destino di un container e allo sbalzo di un nolo che le loro vite cambieranno grazie alla trasformazione delle Autorità portuali. Rispetto alla vita reale, cioè ai traffici, al lavoro e ai giganti che si sbriciolano sotto il peso dei debiti contratti con le banche, la riforma delle governance firmata da Del Rio è impalpabile e il bando lanciato per la selezione dei futuri presidenti solo uno specchietto per le allodole. Con la più democristiana delle trovate, si pregano i propri servitori di comportarsi nel servizio da uomini liberi, si incita all’autonomia i soldati che verranno mandati a occupare i porti. Di cui si conoscono già nomi, cognomi e pedigree”.
Insomma, semplicemente un’operazione di facciata per ridistribuire (centralizzare) il potere in uno dei principali settori che vanno a comporre il PIL italiano, quale la logistica. E che di ciò si tratti sembrano darne conferma proprio il recente agitarsi dell’establishment politico spezzino, di cui ieri dava conto Liguriaeconomy. Una fibrillazione all’interno dei palazzi locali in cui si dice “porto” ma – magari – si pensa alla casa comunale; il rinnovo del cui primo inquilino (il nuovo sindaco) è al centro di molti pensieri in materia di organigrammi auspicati.
In previsione delle elezioni amministrative della prossima primavera.