Durante la visita (ovviamente mediatica e ostentatamente all’insaputa dei suoi referenti politici locali) di Matteo Renzi a Renzo Piano, oltre a discutere di terremoto e azioni ricostruttive,

il premier ha chiesto notizie del progetto Blue Print. Anche perché il governo ha già stanziato 15 milioni di euro per attuare il nuovo schizzo dell’archistar; finanziamento statale la cui la destinazione – a quanto si sa – dovrebbe essere quella di buttare giù un po’ di muri: dal palazzo Nira alle strutture in entrata del fu quartiere fieristico (uno sbaraccamento che suona come definitivo certificato di morte per ogni ulteriore velleità genovese in ambito espositivo; dopo e nonostante la mostra autunnale delle barche, che sembrava dare qualche segno di resipiscenza).
A domanda Piano risponde che il progetto è in attesa del concorso internazionale di idee su come dare attuazione alla sua idea, in scadenza per il gennaio 2017. E qui si risprofonda nel mistero. L’idea originaria era un pre-progetto urbanistico (la sistemazione degli spazi tra porto e fiera), mentre il concorso riguarderebbe un progetto architettonico (l’estetica delle abitazioni da far sorgere attorno al previsto canale delle barche), tra l’altro assolutamente vincolato alle linee del pre-progetto.
Un marchingegno diabolico se non si trattasse di una mossa per prendere tempo, visto che ancora nessuno riesce a individuare come e dove reperire le somme ulteriori, da aggiungere ai 15 milioni venuti da Roma, per raggiungere quota 50: l’investimento necessario per stampare nella realtà “il disegno blu”.