Per anni gli esperti di logistica hanno imposto le loro confortanti previsioni basate su criteri di sviluppo lineare, per cui ogni trend si sarebbe ripetuto all’infinito.
Una credenza che ha fortemente influenzato le proiezioni a supporto degli investimenti. Compreso il mito delle Grandi Opere faraoniche, destinate a realizzarsi lungo archi temporali di più lustri. Tanto che attenti operatori del settore, pur conformandosi formalmente ai diktat dell’ortodossia logistica, sottovoce propugnavano programmi di “piccole opere” ad effetto immediato.
Purtroppo per queste consolidate credenze e per i loro cultori, le variabili che giocano in maniera significativa sono innumerevoli; e tenerle sotto controllo in scenari di lungo periodo pressoché impossibile. Come testimonia l’attuale stupore per la clamorosa contrazione che ha investito lo shipping mondiale in quanto a numero di natanti, con relativo boom delle demolizioni.
Infatti China Cosco in un solo mese si alleggerirà di 53 navi. Hapag-Lloyd ne ha eliminate 16, liberandosi di 60 mila teu di capacità. Maersk per ora è cauta nella corsa alla demolizioni e la propria flotta è diminuita “solo” dell’1%. Ma si prevede che – alla fine – il 2016 sarà l’anno record in questa mattanza navale.
Forse quanti ora si meravigliano avrebbero dovuto tenere in adeguato conto la notizia relativa al calo dell’export cinese del 6,9 per cento nel primo semestre 2015. Vuoi per la debolezza della domanda nei mercati occidentali, vuoi per il rafforzamento dello yuan (soprattutto rispetto all’euro), vuoi per il rincaro della locale manodopera. Fermo restando che molti indicatori segnalano un cambio radicale di politiche economiche nell’ex Impero di Mezzo. E questo impatta anche sui traffici marittimi e i flussi portuali. Scali liguri compresi.