Mentre arriva l’estate l’agenzia regionale per l’export del dopo Aprile (inteso come Franco, il presidente uscente) si dà un nuovo assetto di vertice; attizzando l’interesse
della politica per un’organizzazione – i cui azionisti sono FILSE e le società speciali del sistema camerale – il cui principale punto di forza risulta il suo essere cassaforte dei finanziamenti all’internazionalizzazione dell’Ue.
Un appeal non supportato da grandi successi sul campo, considerando la perdurante bassissima vocazione all’export del tessuto ligure d’impresa (per lo più orientato a operazioni ai confini di casa) e ricordandone alcuni esiti fantozziani; come la trasferta nell’ex Unione Sovietica per piazzare a prezzi di realizzo il patrimonio edilizio di A.R.T.E. (il contenitore in cui sono state parcheggiate le proprietà immobiliari di Regione Liguria), rivelatasi un flop clamoroso. E costoso.
Fino all’ultimo le fonti ben informate davano per certa l’investitura di Ubaldo Santi, già socialista per tradizioni familiari, avvicinatosi di recente alla Lega e presidente dell’Associazione Italia–Russia, che gli appuntava qualche credenziale per l’incarico. Sul filo di lana l’assessore Edoardo Rixi – si direbbe entrando in contrasto con se stesso – ha optato per la nomina di Ivan Pinto, imprenditore nel settore insegne e cartellonistica; non particolarmente titolato, quanto – stando ai si dice – più funzionale agli equilibri politici dell’assessore.
A questo punto, imperando il mood della razionalizzazione, ci si chiede se non sarebbe più ragionevole parcheggiare la promozione all’estero delle nostre imprese direttamente nel sistema camerale, già attrezzato alla bisogna?
In linea con quanto si fa a Milano e Torino.