La riforma stop-and-go. Dopo le proteste di molte Regioni, sfociate nell’emendamento proposto da Campania e Liguria e approvato all’unanimità dalla Conferenza Stato-Regioni, il
Governo aveva ceduto rispondendo positivamente alla richiesta degli amministratori locali. Sembrava stesse andando tutto liscio, il clima tra le imprese – dopo le proteste ed i blocchi di marzo – si era rasserenato. Ma una nuova doccia fredda era dietro l’angolo. A maggio, infatti, il Consiglio di Stato si era espresso sui contenuti della riforma avvertendo sul rischio «che, su spinta delle istanze regionali e locali, il disegno di riforma si affievolisca con l’introduzione di dilazioni e ri-frammentazioni». «Il Consiglio di Stato – si leggeva nel parere pubblicato il 9 maggio – raccomanda di mantenere coerente l’impianto di riforma, senza cedere a deroghe non sostenute da forti motivazioni oggettive».