“È importante considerare – commenta Francesco Capobianco, project manager di Nomisma – come, per tutti i dati aggregati, più della metà degli effetti complessivi si riverberi

al di fuori dei confini liguri, a dimostrazione della valenza strategica nazionale dell’infrastruttura genovese”. In particolare, a fronte delle 54.000 unità di lavoro liguri, sono attivate dal porto di Genova anche 22.500 unità di lavoro in Lombardia, 13.000 in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna, 5.600 in Toscana, 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni. “È la prima volta che viene realizzata un’elaborazione attraverso un modello input-output multi regionale che ha permesso di fotografare l’impatto diretto/indiretto/indotto della filiera portuale sia a livello regionale che nazionale”, dichiara Massimo Guagnini, Partner di Prometeia.

Lo studio ha valutato anche gli effetti complessivi del nuovo Piano Regolatore Portuale varato dall’Autorità portuale per la Liguria. Questi raggiungeranno i 940 milioni di euro di valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una crescita di 18.000 unità di lavoro (2,8% del totale regionale). Tutto questo a fronte di un piano di investimenti per circa 2 miliardi di euro. Il programma di investimenti previsto dal nuovo Piano Regolatore Portuale comporterà un aumento della produzione di circa 6,1 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1,9 miliardi di euro con un aumento occupazionale di +42.000 unità.

“Questo importante studio, che sarà parte integrante della Valutazione Ambientale del Piano regolatore – ha commentato il direttore Pianificazione e Sviluppo dell’Autorità Portuale Marco Sanguineri -dà la misura di un patrimonio costruito nel tempo che, per essere preservato e sviluppato, necessita di un impegno costante da parte di tutta la comunità. In questo senso è uno studio che richiama la responsabilità di tutti per lavorare per il futuro del porto”.