E’ stata presentata a Milano, presso la sede del Touring Club Italiano, la settima edizione di “Esportare la dolce vita”, la pubblicazione annuale del Centro Studi di Confindustria, in
partnership con Prometeia, che analizza le prospettive di crescita dei più significativi beni del «bello e ben fatto» italiano (“bbf”) nei mercati emergenti reputati a maggior potenziale per l’export italiano.
Tra questi beni, quest’anno il Centro Studi ha scelto di concentrarsi sul sistema alberghiero italiano di fascia alta e sulla nautica come vetrine di promozione dei prodotti made in Italy.
In particolare, per quanto riguarda la nautica, è stata valorizzata l’unicità di un bene come lo yacht, prodotto di eccellenza del made in Italy, che funge, in particolare nei Paesi emergenti, da “vetrina mobile” di tutta una serie di prodotti del “bello e ben fatto” nei settori dell’arredo, del tessile e del design. A rappresentare, per tutti, questa unicità il cantiere Sanlorenzo che dal 1958 produce imbarcazioni realizzate su misura secondo lo stile e le esigenze di ogni singolo armatore. In questi ultimi 10 anni ha coinvolto oltre a designer come Rodolfo Dordoni, Antonio Citterio/Patricia Viel e Piero Lissoni, le aziende di arredamento più rappresentative della qualità e del gusto contemporaneo italiano.
Secondo Massimo Perotti, patron del cantiere Sanlorenzo, la grandezza dell’imprenditoria italiana che riesce a coinvolgere i consumatori cinesi, russi, brasiliani, arabi e di ogni nuovo mercato, sta nella “capacità di pensare all’inconsueto e renderlo possibile, anche attraverso un elevatissimo livello di personalizzazione. È questo che colpisce maggiormente i designer internazionali che bussano alla porta delle nostre aziende, consci che solo da noi c’è quell’indotto e quella creatività che hanno reso mitico il made in Italy”.
L’Italia è leader mondiale nella nautica da diporto, primo esportatore della cantieristica nautica seguito da Stati Uniti, Germania e Regno Unito e primo Paese nel rank mondiale degli ordini di superyacht. Da sola, l’Italia ha più ordini (284 nel 2015) che i 4 produttori competitor insieme (Taiwan – 74 ordini -, Turchia – 71 -, Paesi Bassi – 68 -, Regno Unito – 64 -).