A Genova si licenzia e a Savona si assume? Dopo aver mandato a casa un paio di validissimi manager di spessore, il colosso danese sembra aver perso il barlume di meritocrazia, con tagli

verticali ed orizzontali che hanno allarmato i lavoratori genovesi, in odor di cassa integrazione e specchio di una città allo sbando. Durissima la nota sindacale emessa dopo il drastico ridimensionamento che ha portato la filiale italiana dai cinquecento addetti del 2008 ai 167 di oggi.Secondo i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, l’azienda intende licenziare altre sedici persone, dopo avere agevolato l’uscita di altre venti durante lo scorso anno. Perciò le sigle hanno proclamato lo stato di agitazione, che potrà arrivare fino allo sciopero. “Le motivazioni che hanno indotto la multinazionale a dichiarare questi ulteriori esuberi sembrerebbero dovute all’indebolimento della domanda nel 2015”; scrivono i sindacati in una nota. “Peccato che negli anni precedenti dove l’azienda faceva utili importanti, la strategia per l’efficientamento era sempre e comunque quella di ridurre il costo del lavoro, anziché investire nel futuro della società”.