Siamo arrivati al paradosso più totale, a uno scambio di battute al vetriolo tra “compagni”, tra comunisti mai pentiti attorno al Porto di Genova. Ma si sa, gli affari sono sempre
affari e logicamente fanno gola. Poi, a sinistra, c’è sempre stata la guerra tra fratelli coltelli, basta ricordare le infinite scissioni che dal 1921 ad oggi hanno caratterizzato quella parte politica italiana.
La diatriba tra la Culmv del Console Benvenuti (di Lotta Comunista) e i Carbunè della Compagnia Pietro Chiesa dell’ex candidato comunista (del Pdci di Oliviero Diliberto e allora Rizzo e Armando Cossutta) Tirreno Bianchi, ruota attorno ai container. Il console Benvenuti, da buon comunista marxista irriducibile della prima ora, mette le mani avanti, avvisa i camalli di Benvenuti scrivendo una lettera al Governatore Giovanni Toti: “Non toccate i container del porto di Genova – avvisa – Quel traffico è della Culmv”.
Bianchi replica: “Abbiamo un disperato bisogno di lavoro, altrimenti ci toccherà licenziare il personale!”. Benvenuti passa al contrattacco: “Gestire il terminal Spinelli è affare della Culmv e non alla Pietro Chiesa, siamo autorizzati per legge (articolo 17, ndr).l Capisco Bianchi che è preoccupato per i suoi 26 soci che rischiano il posto di lavoro, ragione per cui da tempo dico che ci debba essere, più che una fusione, un assorbimento da parte della Culmv”.