Sono ancora volta i piccoli campanilismo di basso borgo, i veti incrociati, gli interessi reciproci, le gelosie, le ripicche e le questioni politiche tra centrosinistra e centrodestra a bloccar
la riforma dei porti, l’ennesima, che si sta studiando in questi giorni al Ministero dei Trasporti di Roma. Una riforma che prima è stata modificata per il veto del porto di Carrara, che proprio non se la sentiva di abbandonare al loro destino i cugini toscani di Piombino e Livorno. Ora è Savona a far tremare le altre autorità portuali nazionali, che già hanno dato il loro benestare alla riforma. Gianluigi Miazza, il numero uno del porto della città della Torretta e del Priamar, ha attaccato: “E’ una fusione, perchè di fusione si tratta, antistorica, che danneggia e rallenta il nostro porto. Ci opponiamo fermamente”.