Carla Demaria, la regina di Ucina, la prima e unica fino ad ora presidentessa della Confindustria della Nautica, non solo sta cercando di ricucire i rapporti tra i vari armatori italiani
nel mondo degli yatch, ma sa benissimo che si gioca la faccia e la credibilità al prossimo Salone Nautico, edizione numero 55. La Demaria sta cercando, infatti, di siglare quella pace che all’epoca di Massimo Perotti, il successore di Albertoni, non c’è stata, anzi, si era registrata una guerra fredda. Ecco le sue parole nel corso di una conferenza stampa di qualche giorno fa: “Nonostante i soci provengano da tutte regioni di Italia, nessuno ha proposto eventuali sedi alternative per il Salone Nautico che, quindi, come detto in più occasioni, resta a Genova, città dalla grande tradizione marinara e dello shipping. Questo conferma che oggi non esiste altra opzione che includa in un solo evento tutti i settori merceologici. E agli scettici posso solo confermare: non abbiamo dubbi, ma solo certezze. E il Nautico è e sarà una certezza. Intanto, a breve, andremo tutti insieme dal viceministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, e gli spiegheremo le ragioni per le quali il salone di Genova deve ottenere i contributi cui ha diritto. Ho verificato grande unità di intenti tra gli organizzatori del Salone, l’associazione di settore e le istituzioni locali. Nel 2014 il Salone figurava in prima posizione tra le manifestazioni che avevano diritto al contributo. Spiegheremo a Calenda che nulla è cambiato dopo l’uscita da Ucina di alcune aziende”.