Seconda importante cessione nel giro di pochi giorni alla Fondazione Carige, questa ancora di più è vista come una autentica boccata d’ossigeno. Il braccio economico dell’istituto
creditizio genovese, choccato dall’inchiesta sull’ex Presidente Giovanni Berneschi (per gli inquirenti se ne vedranno ancora delle belle), vende un altro pacchetto di azioni e centra l’obiettivo 19%, la soglia sulla quale ha ricevuto dal Ministero del Tesoro di Roma il permesso di scendere. Con un nuovo blitz, dopo quello messo a segno il mese scorso, l’ente, guidato dall’ex padrone dell’Amiu Paolo Momigliano, ha ceduto il 10,8% del capitale della banca con un incasso di circa 91 milioni di euro corrispondente ad un prezzo unitario poco superiore a 0,38 euro. A rilevare le azioni è stato “un ristretto numero di investitori istituzionali” – si legge in una nota. Questa volta, a differenza di quanto avvenuto il 20 maggio, la compravendita è avvenuta fuori mercato. A impedire un nuovo ricorso alla borsa è stato il vincolo di lock-up assunto dalla fondazione, che ha come advisor Banca Imi, in occasione del collocamento del 10,96% (sotto l’obiettivo iniziale del 15%) per 95,2 milioni di euro, corrispondente a un prezzo unitario di 0,40 euro: l’ente si era, infatti, impegnato a non vendere sul mercato per 90 giorni le azioni che le sarebbero rimaste in mano dopo l’accelerated bookbuilding. Ora, con il nuovo alleggerimento, Fondazione Carige fa cassa per per ripagare i debiti, a partire da quelli dovuti a Mediobanca, e per partecipare al prossimo aumento di capitale da 800 milioni, ai nastri di partenza proprio questo mese.