Un segno più che inizia a preoccupare. Non si arresta, nemmeno nel secondo bimestre 2014, l’emorragia d’imprese in Italia e in Liguria. I dati dell’osservatorio nazionale Confesercenti
replicano, in sostanza, quanto già successo a inizio anno. Sono infatti 312 gli esercizi di vicinato della nostra regione ad avere abbassato le serrande negli ultimi due mesi; tra questi, 35 chiusure riguardano i negozi alimentari e 89 sono concentrate nel solo settore tessile, abbigliamento e calzature. Più di un terzo, addirittura 107, le attività che hanno chiuso a Genova. E non va certo meglio per i pubblici esercizi: 50 i bar e 85 i ristoranti che mancano all’appello, di cui ben 36 nel solo capoluogo.
«Sono dati ancora una volta drammatici – commenta Andrea Dameri, direttore di Confesercenti Genova – che indicano chiaramente come sia impossibile parlare di ripresa per il commercio e la somministrazione. Occorre, lo ribadiamo per l’ennesima volta, abbassare subito la pressione fiscale nazionale ma anche quella locale, creando le condizioni per far ripartire l’occupazione e il lavoro».
«Bisogna assolutamente accelerare sulla nuova programmazione europea per impiegare i fondi il prima possibile – prosegue Dameri – e adoperare gli atti programmatori nella potestà dei Comuni per bloccare, da un lato, il proliferare della grande distribuzione a danno dell’equilibrio della rete distributiva e, dall’altro, tutte le forme di abusivismo commerciale e di concorrenza sleale. Se non s’interviene e continua questo trend, infatti, il 2014 rischia di chiudere con un saldo tra aperture e chiusure ancora peggiore del 2013, che già aveva presentato un quadro a dir poco apocalittico».