Un accorato appello è stato lanciato da Gianluigi Miazza, il presidente del porto di Savona. Dopo aver letto la bozza della riforma portuale italiana sottoscritta dal Partito Democratico
e letta anche la bozza della riforma voluta dal Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, non c’è speranza per lo scalo marittimo ponentino. In entrambe le bozze al vaglio del parlamento romano, infatti, l’autonomia del porto di Savona è destinato a frantumarsi. “Sarebbe un grave errore, perderemo di competitività e i lavori di Vado Ligure rischiano una serie frenata. Mi sento umiliato e offeso, perchè i compiti svolti in questi anni appaiono accantonati tutti d’un colpo.Entrambe le bozze puntano alla salvaguardia di scali “core”, ossia terminal delle reti Ten, cioè i corridoi, gli assi infrastrutturali individuati dall’Unione Europea. Tradotto in soldoni, Genova e La Spezia manterranno l’Authority, Savona – Vado Ligure no”.
Per Miazza la situazione diventa difficile. L’attuale presidente dell’Autorità Portuale di Savona sottolinea come il suo è l’unico porto che ha 600 milioni di investimenti che non sono progetti. “Si tratta di opere in corso, vanno seguite giorno dopo giorno, non si può mandare tutto all’aria. Qua ci sono 2500 persone che lavorano, che fine faranno”.