Il rilancio della Banca Carige passa da…una cura dimagrante. Mancano pochi giorni da una data che potrebbe segnare la svolta all’interno dell’istituto creditizio genovese
che ha da poco archiviato un 2013 “horribilis” con i continui veti incrociati tra Fondazione Carige e Banca Carige, con tanto di sgambetti reciproci. Il 27 marzo il Cda prima approverà i conti dell’esercizio 2013 e poi varerà il nuovo piano industriale. Nulla filtra dal quartier generale del gruppo bancario, a una settimana dallo showdown. Ma al di fuori le voci si rincorrono senza freni. E si parla della chiusura di cento sportelli e di 400 esuberi. Insomma, sarebbe un profondo rosso per tanti, anche se i vertici parlano di un rilancio a 360° con questa operazione.
Il nodo riguarda la riduzione dei costi, scelta obbligatoria per tenere i numeri in ordine quando la crisi si mangia i ricavi. Carige mette a segno un 2013 comunque positivo, con gli indicatorichiave in crescita, ma tutto quanto già fatto emergere nei primi nove mesi dell’anno impone un’ulteriore politica di contenimento dei costi. Per capire la reale entità di questa contrazione bisognerà attendere il 27, quando l’amministratore delegato Piero Montani presenterà in cda il bilancio 2013. Il resto, vale a dire il piano industriale, arriverà di conseguenza.