Dal dettagliato memorandum per far uscire i porti italiani dalla stagnazione, si punta su competitività, sveltezza nell’apparato burocratico e riforme strutturali

che possano a breve imprimere una significativa svolta. 
Si parte con la questione di come scegliere le azioni per lo sviluppo dei porti. In questo caso, l’associazione chiede di privilegiare le nuove infrastrutture che garantiscono redditività e coinvolgono gli investitori privati, anche tramite una riduzione della burocrazia nel percorso di approvazione di nuovi progetti.
Il secondo punto riguarda il governo del sistema portuale. Assoporti auspica la costituzione di “sistemi portuali e logistici” che hanno il compito di coordinare l’intera catena logistica. Tali organismi saranno coordinati da “Autorità portuali e logistiche di corridoio”, che avranno competenza sui piani regolatori portuali e le scelte infrastrutturali di sistema, sul coordinamento delle politiche di marketing e sulla promozione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. “Il sistema portuale e logistico è organismo quindi di coordinamento (frutto di protocolli di intesa e accordi di programma) chiamato a predisporre un Piano integrato logistico da far approvare al ministero dei Trasporti. Piano che fissi obiettivi di traffico, servizi da erogare, interventi infrastrutturali, infrastrutture di collegamento porto-hinterland, promozione commerciale, promozione di progetti multimodali”.
Il terzo punto parla del finanziamento delle Autorità Portuali e chiede l’eliminazione del tetto di novanta milioni di euro annui sulla trattenuta da parte dei porti dell’Iva sull’importazione delle merci introdotte nel territorio nazionale da ciascuno scalo. Il nuovo sistema dovrà prevedere l’attribuzione diretta all’Autorità Portuale di tale imposta, ripartendo i fondi così ottenuti secondo indicatori delle prestazioni. Inoltre, ogni Autorità Portuale potrà autodeterminare l’importo della tassa portuale sulle merci imbarcate e sbarcate nei porti amministrati, della tassa di ancoraggio sulle navi e dei diritti portuali.
Il quarto punto affronta la questione dell’autonomia amministrativa per le Autorità Portuali, che “devono essere poste nella condizione di operare come imprese, con capacità autonoma di regia e governo in porto e per quel che riguarda i collegamenti di rete e la logistica”. Ciò non dovrà avvenire gravando sul bilancio dello Stato, ma attraverso il gettito. Inoltre, le Autorità Portuali “non possono essere assoggettate ai vincoli relativi alla spesa pubblica, al costo e al trattamento giuridico ed economico del personale”.
Il quinto punto riguarda i servizi tecnico-nautici: ogni Autorità dovrà avere “potestà tariffaria” su tali servizi. Ciò avverrà sulla base di una suddivisione di competenze che lascia all’Autorità Marittima la competenza esclusiva per fissare gli standard di sicurezza, le dotazioni tecnico infrastrutturali e le caratteristiche dei mezzi e del personale impiegato, mentre l’Autorità Portuale avrà competenza sulle tariffe, basandosi su “criteri e meccanismi nazionali uniformi”.
L’ultimo punto del documento chiede un sistema d’incentivi per coinvolgere gli operatori italiani della logistica nel sistema portuale, consentendo così anche la loro crescita imprenditoriale.