Non ce la fanno più. Continuano ad abbassare le saracinesche, fanno fatica a quadrare i conti già il 20 del mese e alcune volte il non emettere lo scontrino
diventa quasi un “must” per cercare di sopravvivere. Sono i commercianti genovesi che, al pari di quelli di altre regioni italiane, vedono la concorrenza degli esercizi commerciali cinesi, indiani e nordafricani come la minaccia numero uno, visti i prezzi bassissimi di questi ultimi.
I commercianti genovesi, almeno una buona fetta di essi, ieri mattina hanno protestano a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, contro il nuovo gabello della Tarese, il conguaglio del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. “Dal 2010 a oggi i pubblici esercizi hanno dovuto fare i conti con un aumento medio del 20% per quanto riguarda il prezzo della merce, e addirittura del 25% per le utenze di luce, acqua e gas. Ma il colpo di grazia – spiega la Fepag Ascom – viene dall’imposta sui rifiuti che, con il passaggio da Tia a Tares, è praticamente raddoppiata”