Ancora tensioni all’interno del Cda della Banca Carige. In attesa di una urgente convocazione dei soci, dalla quale uscirà un nuovo presidente, continuano le dimissioni degli amministratori
. Dopo i cinque dell’inizio della settimana scorsa, altri tre hanno lasciato il loro incarico annullando de facto il cda, che conta di 15 soci e quindi venendo a mancare la maggioranza, 8 su 15, è di fatto all’angolo. Salta dunque tutto il consiglio e con esso sembra avviarsi a conclusione anche l’era di Giovanni Berneschi (nella foto) alla guida dell’istituto ligure, che dura dal lontano 2003, ironia del destino dopo dieci anni esatti.
Con gli addii dei francesi Philippe Marie Michel Garsuault e Philippe Wattecamps salgono, infatti, ad otto gli amministratori dimissionari e, come indica l’articolo 18 dello statuto della Banca, “se viene a cessare la maggioranza degli amministratori, l’intero consiglio s’intende decaduto e l’assemblea deve essere convocata d’urgenza dagli amministratori rimasti in carica, ovvero, ricorrendone i presupposti di legge, dal collegio sindacale, per procedere alla sostituzione di tutti gli amministratori”. I due transalpini hanno dato il benservito al Cda con le stesse ragioni adottate dai cinque italiani, ossia per mettere alle corde Giovanni Berneschi e di accelerare l’uscita di scena dello storico presidente dell’istituto ligure, entrato in rotta di collisione con la Fondazione Carige presieduta da Flavio Repetto.