Il negozio di quartiere, quello che troviamo sotto casa, di cui conosciamo il proprietario, oppure il dipendente di cui ci fidiamo, è più forte di qualsiasi multinazionale.
Se questa frase non è vera sotto l’aspetto economico dove ovviamente la quantità di denaro e di lavoro che fanno girare le multinazionali è inarrivabile per un negozio di quartiere è estremamente reale se parliamo di qualità, sicurezza della provenienza delle merci e velocità di consegna; ma anche di valore sociale e presidio del territorio, tutela da degrado e occasione di socialità e di scambio culturale.
Una delle massime motivazioni che molti adducono alla scelta di acquistare attraverso e-commerce come Amazon è che la merce arriva velocissima un giorno con l’altro ma come può essere un giorno con l’altro più veloce di qualche minuto?
Il negozio sotto casa ha una forza inespressa e in alcuni casi volutamente soffocata da alcuni parti politiche, a cui comunemente non si pensa. Non c’è alcuna multinazionale che possa battere la velocità di un acquisto fatto anche online ma consegnato direttamente dal negozio che abbiamo a poche centinaia di metri, nessun reso può mai battere la velocità di un negoziante che a pochi metri da noi ci consegna o cambia la merce che preferiamo.
Allora come mai tutto il mondo corre dietro a consegne fatte da colossi dell’e-commerce sulla base di giorni di arrivo rispetto a pochi minuti?
Sicuramente l’ampiezza della scelta fa il suo, ma noi non dobbiamo pensare al negozio di quartiere come a qualcosa di isolato e di rinchiuso nelle sue quattro mura ma dobbiamo aiutare tutto questo
enorme tessuto economico ad adeguarsi ai tempi e ammodernare i metodi di commercio.
Non solo, le istituzioni possono creare una rete tra commercianti e rendere così fruibile a chiunque una quantità di scelta e di prodotti con cui nessun colosso al mondo possa competere.
Fare rete non deve essere un blando slogan ma deve essere la nuova via in cui far confluire tutti gli sforzi dei commercianti che fino ad ora sono stati non solo abbandonati ma persino osteggiati da chi evidentemente preferisce e garantisce una vita agiata a multinazionali estere, che così riescono a fare il bello e il cattivo tempo su ogni tipo di settore commerciale.
È arrivato il momento in cui la politica si metta al fianco del commercio di prossimità, delle piccole aziende delle aziende familiari e di tutti quei locali che vengono martoriati da una politica
economica legata esclusivamente al denaro e non alla vita di tutti i giorni, quella che proprio il piccolo commercio può rendere migliore.
Qualsiasi quartiere che perde tutta la struttura di negozi diventa ostaggio di degrado e di aumento di microcriminalità, e non c’è zona cittadina che non fiorisca dove i piccoli negozi sono attivi e aperti.
Solo il commercio di prossimità, parte fondante dell’economia italiana, può dare un nuovo spunto a tutto il tessuto produttivo italiano.
Creiamo una nuova vita per il piccolo commercio e i negozi di quartiere, una vita migliore per tutti.