La distanza è ancora siderale, e non solo nella logistica, per i moli antiquati, per la mancanza di linee ferroviarie ad alta velocità che entrano direttamente nei nostri scali

portuali, il dragaggio del fondale portuale per l’arrivo delle maxi porta container da oltre 23 mila teu che in pochi italiani possono entrare.
Anche se gli operatori cinesi da tempo guardano con interesse al nostro Paese, vedi quello di Venezia in particolare e anche Trieste, proprio per ammodernizzare i nostri scali come hanno rifondato quelli africani (scali italiani fondamentali poiché fanno da porto dell’Europa per la loro posizione da rifornimento alle ricche Austria, Svizzera, Germania, ed in parte Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia).
È chiaro che gli investimenti cinesi in Italia si inquadrano nel più complesso schema dei trasporti lungo la Via della Seta, per un ritorno economico allo stesso “dragone” asiatico.