Dalla Tortona – Milano, al quadruplicamento delle linee della Brianza, alla Chiasso-Lugano, per non parlare del tratto che dovrebbe connettere a nord la tratta veloce Ceneri-Gottardo-Zurigo
alle linee veloci tedesche, tratto che Berlino non dà segni di voler realizzare. Queste alcune delle prime indicazioni scaturite oggi dalla seconda edizione dell’evento “Un mare di Svizzera” in corso di svolgimento a Lugano e organizzato significativamente da ASTAG, associazione di quell’autotrasporto svizzero che non si è mai posto in contrapposizione con le ferrovie, ma che intende comunque recitare il ruolo strategico che sta svolgendo su uno dei più importanti assi di traffico europei. L’analisi puntuale dello stato dell’arte delle infrastrutture, ma anche delle aspettative e del sentiment di tanti operatori logistici, è giunta da Lugano anche in un momento particolare per la Svizzera e per l’Italia nel quadro del grande progetto Belt Road Initiative, meglio conosciuta come la nuova Via della Seta. La Svizzera ha siglato il più completo ed esaustivo accordo di libero scambio con la Cina e, negli ultimi due anni, 80 società svizzere sono state acquisite dai cinesi con un investimento globale di circa 47 miliardi di dollari. Ma quello della Via della Seta è un Risiko complesso che chiama in causa anche la ormai certa recessione – come sottolineato nella relazione di Gian Enzo Duci, presidente della Federazione Nazionale degli Agenti Marittimi e docente Unige – dell’economia tedesca, il ruolo egemone che la Germania ha nei porti del nord e quindi nella fornitura esclusiva alle imprese svizzere di cui la Germania è il maggiore concorrente nei settori della chimica e farmaceutica nonché delle macchine di precisione.