Data per scontata la chiusura del maxi stabilimento di Taranto tra dicembre e gennaio, a palazzo Chigi e nella maggioranza monta l’irritazione contro ArcelorMittal. Durante l’incontro
al Mise l’ad Lucia Morselli, secondo Patuanelli «ha giocato sporco». Questo perché, puntando l’indice sulla vera e grave inadempienza dell’esecutivo e della maggioranza, i vertici del gruppo hanno rispolverato la cancellazione dello scudo penale e la mancata messa in sicurezza dell’altoforno 2: «E’ diventato un crimine lavorare nell’area a caldo», ha denunciato la Morselli. Ciò ha spinto Cgil, Cisl e Uil a chiedere al governo di ripristinare la tutela penale «per togliere alibi».
E proprio da qui riparte il governo. Ora, dopo che il gruppo franco-indiano ha annunciato il timing per lo spegnimento degli altiforni, scatta quella che il premier chiama «la mobilitazione» per impedire «l’assassinio dell’acciaieria». Che a giudizio di Conte vorrebbe dire la fine di qualsiasi prospettiva di rilancio e di salvaguardia dei livelli occupazionali, oltre alla «compromissione» del piano di risanamento ambientale.
A palazzo Chigi sono però convinti che la minaccia di Mittal possa essere sventata grazie al ricorso dei commissari che dovrebbe essere discusso «entro 13 giorni». Prima dell’avvio dello spegnimento degli altiforni.