Al porto di Genova, per il secondo anno di fila, sta accadendo un qualcosa di incredibile da scrivere. Ai portuali della Culmv, i famosi camalli, quelli protagonisti nei fatti di sangue
dell’allora 30 giugno 1960 a Genova (misero a ferro e fuoco la città), pare possa arrivare in ritardo di qualche giorno lo stipendio. I soldi arrivano nei portafogli dei “rossi” ogni 12 del mese. Ossia, si parte con il bonifico in data 9 del mese. Ma visti i ritardi dei pagamenti e delle commissioni dei terminalisti genovesi alla stessa Culmv e al Sistema d’Autorità Portuale, apriti cielo. E allora si va verso lo sciopero generale, verso un porto di Genova paralizzato, come se non bastasse il calo dei traffici sui moli a causa di ponte Morandi.
In pratica: se un negoziante non ha i soldi per arrivare fino a fine mese, amen; se i colleghi dell’ex “Corriere Mercantile” non ricevono lo stipendio per sei mesi, amen, chissenefrega di loro. Se a un autonomo non viene pagata una fattura, affari suoi. Ma se un camallo non riceve lo stipendio per qualche giorno di comprensibile ritardo, allora è la fine del mondo. Siamo alle solite: due pesi e due misure.