Lo tsunami delle presidenziali americane sta per abbattersi sulle coste dell’intero pianeta e anche dalle nostre parti vale la pena di iniziare a chiedersi quali saranno gli effetti dell’insediamento

di un alieno sulla più elevata poltrona del mondo.
Al di là degli effetti speciali da campagna elettorale e le bullaggini che fanno tanto personaggio, due sono le attuali certezze sulla linea di inversione di tendenza in arrivo: la cancellazione di qualsivoglia problematica ambientale, sostituita da criteri di iper-sfruttamento dello sfruttabile all’insegna del principio “business is business”, il ritorno al protezionismo in base all’assunto “America first”.
Per quanto riguarda le politiche energetiche, che tanto influiscono sul riscaldamento globale e l’effetto serra, il nuovo presidente è tentato da un’uscita dagli accordi sul clima di Parigi, spingendo sulla crescita dei combustibili fossili tradizionali; tanto da promettere la riapertura delle miniere di carbone americane.
Persino più devastante sulle consolidate certezze del passato è il promesso attacco, da parte della politica economica di Donald Trump (Trumpnomic), agli effetti occupazionali e finanziari della globalizzazione.
Infatti la Casa Bianca lavorerà per riportare a casa numerose produzioni esternalizzate in passato  ed elevare i dazi per le merci in arrivo da oltreconfine. Non una buona notizia per la Cina, primo partner commerciale degli Stati Uniti: il mercato tra i due Paesi vale 416 miliardi di dollari e il 90% di questo si muove sul mare. Ma anche una possibile campana a martello per il traffico containerizzato che veicolava i flussi di merce da Oriente a Occidente. Da qui una serie di questioni aperte alla riflessione: come influiranno tali scelte sui processi di gigantismo navale? Quanto andranno modificate e come le previsioni in materia di teus in arrivo nei nostri porti?
Di certo, a breve ben poco sarà come prima. Poi è anche possibile che le dure repliche della realtà impongano profonde rettifiche alle certezze apparentemente incrollabili dell’immobiliarista bancarottiere che ha vinto la lotteria elettorale stelle-e-strisce. Ad esempio il susseguirsi di catastrofi climatiche strettamente dipendenti da un modo di produrre e consumare potrebbe determinare una revisione dei criteri gerarchici che oggi vedono prevalere l’interesse capitalistico. Ad esempio l’evidente contraddizione tra il protezionismo e quella vocazione imperiale maturata negli Stati Uniti dal tempo della presidenza di Teodoro Roosevelt, ormai consolidata in un intreccio di interessi inestirpabile.
Quanto attualmente risulta imprevedibile è il tempo necessario per far emergere consapevolezze diverse nella mente del nuovo fondamentalismo possessivo che si riaffaccia alla Casa Bianca. Per cui si consiglia di predisporre  strategie di sopravvivenza sul medio termine.